Fare figli: l’importanza della procreazione assistita. Con la prevenzione si può preservare la fertilità

Le motivazioni che possono portare alla decisione di avere un figlio e che possono far affiorare il desiderio di maternità e paternità sono molteplici, individuali e relazionali e spesso legate alla storia di vita di ciascun partner.

Il desiderio di fare un figlio, in genere, cresce piano piano, con fantasie e sogni ad occhi aperti: i pensieri conducono a nuovi scenari, suoni, immagini ed emozioni che danno forma, nella mente dei futuri genitori, al “bambino immaginario” ancor prima che sia nato.

A chi somiglierà? Quale sarà il colore dei suoi occhi? Cosa vorrà diventare?

Un mare di emozioni che fanno sorridere e sperare alla coppia di poter abbracciare presto il loro bambino.

Questo è quello che, quotidianamente, il mio affascinante mestiere mi ha mostrato: mi ha permesso di incontrare migliaia di coppie che mi coinvolgevano nel loro progetto di genitorialità, affidandomi sogni e speranze, specie quando il loro bimbo non arrivava.

 

In Italia, ogni anno, circa 80.000 coppie eseguono trattamenti di fecondazione assistita per realizzare il loro sogno di genitorialità (dati del registro PMA-ISS) e, da questi trattamenti, nascono ogni anno circa 15.000 bambini; bambini che, altrimenti, non sarebbero mai nati e che costituiscono il 3,2% del totale dei nati in Italia (fonte ISTAT).

Sul totale dei nati, circa 2.000 sono stati concepiti in seguito a donazione di uova o spermatozoi congelati provenienti dall’estero, perlopiù Spagna, Danimarca e Svizzera, ma anche da Grecia e Repubblica Ceca (Registro PMA-ISS).

A questi numeri, dobbiamo poi aggiungere le migliaia di coppie che continuano a recarsi all’estero per poter avere un figlio, numeri non quantificabili poiché impossibili da registrare, ma, sicuramente, non meno di circa 4-5 mila coppie ogni anno.

 

In Italia esistono 298 centri attivi di fecondazione assistita e le donne che vi accedono hanno un’età media di 36,7 anni.

Conosco queste coppie dal 1984, anno in cui, da giovane specializzanda in Ginecologia ed Ostetricia, ebbi la fortuna di frequentare il Servizio di Fisiopatologia della Riproduzione Umana dell’Università degli Studi di Bologna, diretto dal mio maestro, il Professor Carlo Flamigni.

Il mio percorso al loro fianco mi ha fatto comprendere quanto fosse profonda e grave la loro sofferenza e la loro solitudine, a causa del pregiudizio e di una tremenda legge, la legge 40 del 2004, che impediva ai professionisti di lavorare serenamente e scientificamente e che costrinse decine di migliaia di coppie ad emigrare, per sperare di avere un figlio, con conseguenti gravosi oneri emotivi, psicologici e finanziari.

Riporto quanto scrisse allora il Professor Carlo Flamigni: “Eravamo disorientati, increduli, attoniti. Abbiamo condiviso l’ondata di sdegno che ha attraversato il paese e scosso l’opinione pubblica. Come è stato possibile, in un paese industriale avanzato e fortemente scolarizzato come l’Italia, giungere ad approvare una legge così arretrata?” (C. Flamigni, M. Mori, La legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net. Milano 2005).

A distanza di dieci anni dalla sua pubblicazione, la legge è stata smantellata quasi interamente e le sue norme non hanno retto al vaglio serio e corretto della nostra Corte Costituzionale.

Quest’ultima, con una serie di interventi, ha dichiarato illegittimi gran parte dei divieti contenuti in quella legge.

 

Fra le numerose coppie che eseguono oggi trattamenti di fecondazione assistita con donazione di gameti, vi sono persone afflitte da gravi tumori in età fertile che hanno comportato loro uno stato di sterilità assoluta ed irreversibile, ma vi ritroviamo anche giovani donne affette da una precocissima menopausa (ne è colpito il 10%) e uomini gravemente ipofertili o sterili a causa di patologie silenti.

Per molte di queste persone, le diagnosi sono state tardive e inaspettate, a causa della mancanza di una corretta informazione e prevenzione.

Per i ragazzi, una semplice visita andrologica, a circa 16 anni di età, potrebbe diagnosticare precocemente una patologia causa di futura infertilità.

Per le ragazze, alcuni esami ematici ed ecografici, eseguiti dall’età di 25 anni, sono in grado non solo di valutare il grado di fertilità futura, ma anche di prevedere il proprio periodo di menopausale.

In entrambi i casi, grazie al congelamento degli spermatozoi e degli ovociti, sarà possibile preservare la fertilità e permettere a queste persone, un giorno, di diventare genitori con i propri gameti.

 

La nostra amata Italia sta invecchiando velocemente. Negli ultimi 15 anni, la popolazione di bambini e adolescenti si è ridotta di 600 mila unità (fonte ISTAT) e ogni anno assistiamo ad un importante ulteriore drastico calo dei nati.

È, pertanto, indispensabile che vengano con urgenza applicate politiche e investimenti orientati ai giovani e alla genitorialità di qualsiasi genere, sia naturale che da Procreazione Medicalmente Assistita, con piani organici di sostegno alle famiglie, da intendersi come vero investimento sul futuro del nostro Paese, poiché ogni nuovo nato porta con sé speranza e vita a tutti noi.

Dott.ssa Tiziana Bartolotti

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